Geco su Teflon antiaderente

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Piove da settimane, con brevi interruzioni pomeridiane, non ricordo più come si annaffiano i fiori in balcone. Sembra che questa parte d’Italia si sia scordata che a maggio non è autunno, forse sta facendo la scorta di acqua per l’estate.
In questi giorni sto seguendo un piccolo gruppo di illustrazione: tre bambini e tre mamme che temperano le matite colorate dei rispettivi figli, più io che raccolgo i trucioli che le mamme fanno cadere con i gomiti. I bambini disegnano nuvole, trattori e ricci, scriviamo storie dove i ricci si nascondono nei raggi delle ruote dei trattori e “le nuvole sono blu o verdi, perché riflettono la terra e il mare”, guardiamo fuori dalla finestra dell’aula affittata a dieci euro l’ora nei pressi della Laurentina.

Ho trovato un tondo di muffa verde sul soffitto in bagno, dietro la cassetta di scarico dell’acqua. Mai visto niente del genere, quasi una giungla in miniatura, con tanto di pallini gialli, tipo bulbi di tulipano. Roba piccola, metà palmo di diametro.
L’ho lasciata lì, sperando di vederla sfiorire con l’arrivo del bel tempo, non mi attirava l’idea di andare a interferire con l’ecosistema che si era creato, quando abiti da solo puoi anche fare finta di niente per un po’.
Così sono passati tre giorni, forse quattro, ieri poi, facendo la doccia, ho visto un geco a pochi centimetri  dalla muffa, non capisco come ci sia entrato in bagno, so che non amano molto l’umidità, così mentre mi insaponavo i capelli lo guardavo e pensavo a tutte le zanzare che sarebbero nate a giugno, dopo tutta la pioggia di aprile e maggio.
I gechi vanno matti per le zanzare e i ragnetti, poi questo era proprio magrolino, gli serviva un pasto abbondante.
Erano quasi dello stesso colore, il geco e la muffa, ma il geco aveva un’aria molto autoritaria, sicuramente più della muffa, attaccato alle piastrelle con una stabilità da fare invidia ai quadri appesi in casa. Non l’avrei cacciato, mi piacciono le zampe che ha, e mi sono ricordata che una volta, in seconda elementare, la maestra di matematica mi ha detto che i gechi camminano su tutto anche a testa in giù, tranne che sulle pentole antiaderenti perché sono di un materiale che si chiama Teflon, e io la settimana dopo, in una verifica di scienze, sotto la domanda “dove non funziona la gravità?” ho disegnato dei pianeti e una padella con un geco dentro.

Un velocissimo battito di palpebre inverso, dal basso verso l’alto, l’ho visto estrarre la lingua e passarla sopra quella sostanza lichenosa.
Ho spento l’acqua, agitato le tende, lui non si è mosso. Allora ho preso un’infradito e, allungando il braccio, avvicinata per provare a spostare il geco senza fargli male. Non penso quella muffa faccia bene, meglio le zanzare, poi magari con i tre bambini ci scriviamo una storia su di te.
Lui ha girato la testa dall’altra parte, verso la cassetta per lo scarico, ha staccato una zampa dal soffitto e si è lasciato cadere ai miei piedi, quasi rimbalzando sull’altra infradito rimasta a terra. Poi attraversando la doccia in diagonale è risalito sulle piastrelle e scrollandosi di dosso qualche goccia d’acqua, ha riconquistato il suo posto accanto alla muffa. Non si è più mosso. Sono entrata poco fa in bagno, è ancora lì.

 

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