Dal 4 all’8 dicembre il Palazzo dei Congressi all’Eur ospita la quattordicesima edizione di Più Libri Più Liberi, nonché la fiera nazionale della piccola e media editoria organizzata dall’Associazione Italiana editori.
Ho avuto modo di fare una passeggiata tra gli stand alla fine del 2013, ma ricordo ben poco. Più che una vetrina per gli editori mi era sembrata un acquario, senz’acqua e aria, per noi visitatoti. Quest’anno, ad ogni modo, mi sono organizzata in anticipo. Ho richiesto l’accredito da libraia, questo significa che fino a martedì non ci saranno altro che colazioni in casa, libri, pranzi all’Eur, autori e ancora libri, cene in metro, libri in tram e così via a ruota. Ma va bene, va benissimo. Mi sono persa il primo giorno, ieri però sono entrata a mezzogiorno, puntuale per assistere involontariamente, alle ultime parole di Massimo Tognoli. Ora, vorrei sbagliarmi e premetto, ero appena arrivata, ma a me è sembrato che il tema politica aleggiasse anche nell’aria (e area) dedicata agli stand della letteratura per ragazzi.
Ho aspettato un po’, il caldo era insopportabile, sembrava agosto e sarebbe bastato venire in maniche corte sotto il cappotto, ma la gente si irritava parchè non poteva dirigersi dove voleva, ovvero verso l’uscita, quindi passando sui piedi di altra gente. Comunque non voglio scrivere altro sull’organizzazione, che non è di mia competenza il tema, mi sarebbe bastato trovare un posto in piedi in qualche sala, che me ne frega di stare seduta, ho pensato, che sono qui per ascoltare, mica per sedermi. Manteniamo il buon umore, sù. Poco dopo mi sono ritrovata alla presentazione dell’ultimo libro di Giorgio Agamben, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi. Sapevo che sarebbe intervenuto Goffredo Fofi, mi aspettavo contraddizioni su contraddizioni tra un filosofo contemporaneo e un uomo contemporaneo, praticamente da sempre (poi, si sa, ad arricciare le cose sono bravi tutti, figuriamoci chi parla di metafore per professione oltre che per vocazione). E invece.
Agamben racconta la figura di Pulcinella, come maschera, come uno di noi, “l’emblema di un mondo che cambia e la presenza costante e volgare del corpo, a testimoniare la propria appartenenza al genere umano”, più o meno questo. Parla di catastrofi, della disciplinata goffaggine degli attori comici che a differenza dei loro colleghi tragici, si tengono quasi a distanza dalla realtà. E mi affascina, ma sto quasi per cedere, perché Agamben parla in modo circolare, inserendo sempre qualcosa di nuovo, un dettaglio in più, ma pur sempre in tondo. Ad un certo punto si ferma e dice «ma che altro potrei aggiungere?», fa un gesto stizzito al fotografo, che non smette di immortalarlo in ogni primo piano possibile, e riprende a parlare.
C’è una cosa che però mi rimane impressa (continuerà a girarmi i testa per tutta la giornata) ed é quando Goffredo Fofi dice la sua a proposito del sapere, della pappa pronta che é la letteratura. Alla fine cita Vitaliano Brancati, che é uno scrittore nato nei primi del 900: «il compito della politica é di occuparsi dei derelitti, quello della cultura è occuparsi degli stupidi». Ecco che allora, mi viene voglia di alzarmi e andare via, ma sto al gioco della mia ignoranza. Mi alzo lo stesso, ma alla fine dell’incontro, e vado a vedere cosa hanno da dire nelle altre sale.
[Continua]