A me non dispiace questa cosa che tutti gli articoli dell’ANSA sulla sindaca di Roma siano dei video. È un po’ come aprire una serie TV, una cosa a puntate dove la sindaca compare clemente e sorridente, anche con la mascherina addosso si vede che sorride, lo fa con le braccia. Ogni tanto distoglie lo sguardo dalla telecamera gesticolando, qualcosa non mi convince nei suoi piccoli gesti sociali, nei suo piccoli cambiamenti, piccoli ciondolini che porta al collo, ma io un po’ le credo. In mezzo ai palazzi condominiali con gli anziani attorno, durante l’inaugurazione della ciclabile di Ostia, al Campidoglio o su quella banchina del Tevere che è diventata come una fettina del Senna di Parigi, con l’erbetta fresca, gli irrigatori, qualche sdraio. Le credo come credo ad una collega e con questa collega, per fare un paragone di come vedo io la sindaca di Roma, lavoriamo in un posto, che so una pizzeria al taglio, e a me non piace molto come lavoro, l’ho fatto per l’affitto, per gli studi, mentre lei stravede per gli impasti, i tovagliolini e il registratore di cassa. Sembra quasi che farebbe quello per il resto della vita, anche se la pizzeria non è la sua. Sta lì da più tempo di me, ma due volte su tre nemmeno mi rivolge parola, a me che devo solo tagliare la pizza o al massimo chiedere quale pizza tagliare.
Allora io le credo, faccio quello che dice pure, anche se quando mi parla si rivolge alla pizza. Mi sta simpatica solo per quello, la mia collega, per il fatto che fa il suo, anche se per la maggior parte del tempo sono sola, io e la pizza