È il 31 luglio e sono su un Frecciarossa freschissimo, viaggio a 165 chilometri orari, c’è odore di curry e carta patinata. Abbiamo appena passato la stazione di Padova e già si vede la coda di Venezia e pure quella di Gea che dorme tra me e il sedile. Un’ora a Pordenone. Questa notte vedrò per la prima volta dopo dieci anni il primo agosto dalla finestra di casa mia, nel frattempo sto cercando di non smoccolare e accartocciarmi per la commozione.
Ho fatto un calcolo velocissimo su dieci dita e mi è venuto fuori che negli scorsi due mesi ho percorso 11000 chilometri (inclusi quelli a piedi per Roma), che mi pare tantissimo e in effetti in numeri rende meglio l’idea di quanto-tanto sia undicimila.