Terzo giorno di dopolavoro

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L’unico modo per dimenticare un giorno libero improduttivo è indossare gli stessi identici vestiti del giorno in questione, preparare un’abbondante colazione e ricominciare. Il giorno dopo, intendo.
Se poi il giorno improduttivo l’hai passato orientandoti tra bagno e cucina, in 20 metri quadri, tra libri, internet, i peli del gatto da pulire e un telefono che ha smesso di suonare dopo la prima chiamata delle sette di mattina, allora sarà più facile rimettersi addosso il maglione di ciniglia color salmone e i jeans dalle ginocchia molli.
Ora, io non vorrei apparire come una che ha rimpianti nel non fare niente soltanto a niente compiuto, ma io quel maglione l’ho rimesso addosso stamattina e giuro non aveva odore. Come appena lavato.

Sono uscita di casa asciutta e senza cappotto, torno bagnata di pioggia, quella fina e poco tagliente che cade soltanto nel centro storico di Roma. Il portatile sotto il braccio, un pranzo da mangiare camminando e un astuccio di colori in tasca. Sono giorni che faccio le cose giuste nei posti potenzialmente spagliati.

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