Questa settimana lavoro in un posto, per una società, dove una volta (qualche mese fa, prima che mi mandassero in ferie forzate) ci passavo non meno di 45 ore spalmate in sei giorni, che in totale veniva fuori tantissimo tempo passato fuori casa, se ci metto accanto pure due ore di autobus e una di pranzo, a fare cose che non erano proprio cose delle quali avrei voluto occuparmi per undici, dodici ore giorno. Ora mi ci hanno richiamata, si vede che gli piacevo alla società, o forse erano in tale carenza di personale, vallo a sapere. Abbiamo sommato le loro condizioni e il mio sistema nervoso e questa volta ne è venuta fuori una cosa diversa, nuova: che faccio meno ore, ma gli orari sono un po’ più flessibili e non posso dire nulla se un giorno lavoro quattro ore e un altro ventitré. Per esempio domenica avrò un orario da apericena, 18-23. Non so, sono contenta, io di solito la domenica tra le 18 e le 23 non ricordo nemmeno se faccio qualcosa, penso di no. Non mi piace tanto la piega che prende la domenica dopo pranzo. Era proprio ora che dessi senso a quelle cinque ore, buttate lì da quando non vivo più in un regime familiare.
Apericena
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Pubblicato da Simona Settembre
Ho 31 anni, ma questo blog è nato quando ne avevo 21 Mostra tutti gli articoli di Simona Settembre
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La domenica dopo pranzo è un lungo purgatorio… Bisognerebbe far lavorare tutti la domenica pomeriggio e “riposare” un giorno qualunque a settimana …. Beata te!
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