La nonvolenza

Quando è arrivato fine luglio, prima che mi scadesse il contratto, a lavoro mi hanno mandata in ferie. Mi ci hanno proprio mandata perché ho avuto un preavviso di una settimana, forse anche meno, già non ricordo più. E non volevo andarci in ferie io, che me ne facevo di due settimane di ferie a fine luglio senza preavviso, a Roma? Poi quando è arrivato agosto, mia mamma ha detto che sarebbe venuta a trovarmi, ma per quanto fossi contenta di rivederla, avevo come una nonvolenza addosso, dentro, chissà perché. Meno male che ho una casa di trentatrè metri quadri, pensavo. Poi è arrivata, ci siamo pure divertite, una sera siamo perfino andate a cena da un mio amico, dall’altra parte di Roma. Abbiamo mangiato vegano, parlato di cose che parlano le persone a  venti o trent’anni, il mio amico poi ha baciato il suo compagno e mia mamma ha fatto degli occhi quadrati, forse esagonali, giá non ricordo più. Poi quando dieci giorni dopo è partita, mi ha chiamata e chiesto se venivo io a passare qualche giorno in Friuli, e io non volevo andarci in Friuli, che mi sembrava di avere così tante cose da fare, visto che il contratto a lavoro non mi era stato rinnovato e avevo trovato il modo di riempire le ferie forzate con altro lavoro. E invece poi l’ho tirata per le lunghe ma ci sono andata, con il gatto, Roma Termini-Venezia Mestre, tutto d’un fiato. Sono due mesi che mi sembra di fare delle cose che non voglio fare, che poi faccio comunque e sono pure cose che riescono bene. Chissà che è.

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