Pane e acqua

Ho un assegno da andare a cambiare da almeno due settimane, ma per farlo dovrei andare in una banca che sta dall’altra parte di Roma. Non c’è nemmeno una filiale qui, nemmeno nel percorso lavoro-casa o viceversa. Allora ogni mattina rimando lo svegliarmi alle sei, prendere l’autobus, la metro e poi il tram per arrivare dall’altra parte di Roma (e se ho il pomeriggio libero, pure lì rimando). Un sacco di tempo non pagato, qualcosa come tre ore di sicuro. Ma dove le prendo tre ore non pagate, io? Mi preparo il pranzo e vado a lavoro, come se nulla fosse. E se c’è una cosa brutta in tutto ciò è che quegli ottocentotrentatre euro è come se non esistessero, finché restano in carta-da-assegno. La cosa bella invece è che se non l’ho ancora cambiato, l’assegno in soldi, vuol dire che forse non ne ho poi così tanto bisogno. Neanche vivessi di pane e acqua.

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