Accadeva: 18 anni fa [parte 2]

Mia mamma a quel tempo confondeva le parole in tedesco, io nemmeno lo ricordo più, a distanza di quasi vent’anni. Andavo a scuola in un paese a pochi chilometri da Vienna, imparavo il tedesco come solo i bambini sanno assorbire le lingue e mi dicevano che ero brava, quindi mi sentivo brava.
Avevo i capelli corti. E questa cosa dei capelli è stata una delle prime rassegnazioni.
Prima dei sei anni, ogni volta che superavano la lunghezza giusta per coprire le orecchie, mi venivano di nuovo pareggiati ai soliti tre o quattro centimetri.
Così sono più comodi e puoi correre e non impigliarti da nessuna parte, diceva nonna.
Ma te li taglia con la scodella in testa, tua nonna, i capelli? Chiedeva mamma.
Con i bambini nel cortile continuavamo a giocare nella sabbiera, anche quando scendevo con la riga in mezzo e la frangetta, a disegnare sul cemento con i gessi colorati e certo. Magari prima ti scrutavano, certo, poi comunque ci si andava ad ammaccare le ginocchia insieme nel cortile.
Di giorno c’era sempre qualcosa da fare tra i divani lasciati agli angoli delle strade e poi trasformati in finte barche, il nascondino, le ciliegie mature e le coccinelle nei campi di trifoglio, i pesci tropicali nel piccolo fiume prima della pista degli aerei, le tartarughe nelle gallerie sotto i cavoli verza, cose così.
Ad ogni modo, non ricordo perché, ma nonostante volessi anch’io dei codini, il mio senso polemico pareva ibernato. Mi spingevano, cadevo, mi rialzavo, tornavo a giocare con altri bambini. Non volevo mangiare, finivo lo stesso quello che avevo nel piatto. Non avevo sonno durante il sonnellino pomeridiano all’asilo, rimanevo con gli occhi chiusi il più immobile possibile fino a che non riaccendevano le luci o aprivano le finestre. Lasciavo fare e poi magari piangevo. O anche no.
Ci voleva troppo impegno a contraddire gli altri, con o senza codini, avrei comunque continuato ad arrampicarmi sugli alberi e vedere le bimbe bionde sotto, con le loro nonne intente a rifare ciocca per ciocca il loro patrimonio sotto forma di trecce.

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