A lanciare le pigne nel lago, non sai che cosa vai a intasare – mi diceva.
Confondeva lago con fiume.
E se anche avesse azzeccato la parola giusta avrebbe comunque chiamato fiume un corso d’acqua. Probabilmente avrebbe chiamato fiume pure un canale di scarico. Tuttora penso che la sua fosse una sorta di pigrizia verbale.
Io me ne stavo sull’erba, il piccolo tavolino di plastica bianco sistemato sotto una pianta di rose. Non la toccavo quella pianta, era piena di insetti verdi, tutti appiccicati agli steli, alle foglie. Evitavano solo il fiore, che era giallo. Tuttora se penso alle rose, viene fuori che sto pensano ad un Pantone giallo.
Il giardino era parte della sponda del canale che passava proprio lì. C’era una rete però, a dividermi dall’acqua.
E ci stavano delle papere, spesso con la testa giù, a raschiare il fondo e le zampe all’aria.
Lei le chiamava indaùtki. Da quello che so, anche mia nonna chiamava Indaùtki delle oche reali che tenevamo quando ancora stavamo in Uzbekistan, quindi anche mamma aveva preso a chiamare in quel modo esotico ogni singolo essere dal becco lungo e le zampe palmate.
A volte entravano in qualche modo nel giardino, si stufavano a stare solo nel canale forse. Quando le vedevo dalla finestra della sala scendevo giù di corsa per rincorrerle, finché non prendevano il volo. Erano papere che volavano, non indaùtki, dicevo a mamma. Le indaùtki non volano. E ad ogni modo solo in Austria ho visto volare degli animali così grossi, dei vitelli, dei manzetti erano.
Capitava anche che una di loro, immagino la capo-papera, si voltasse prima con il collo, poi con tutto il corpo, e iniziasse ad inseguirmi. Un cambio di ruolo. Prendevo paura, era raro che attaccassero, ma quando accadeva facevo i giri attorno la pianta di rose, urtavo il tavolino di plastica, scivolavo sull’erba, poi sentivo le ali sbattere, mi giravo e c’erano zampe arancioni ovunque in cielo, tutte ripiegate e nascoste sotto le loro pance piumate. Bolidi marroni e verdi planavano sopra di me per qualche metro e atterravano oltre la rete, nel canale.
[continua]