Agendine non è un libretto.
Una volta al mese ordino, insieme al carico degli ordini dei clienti, due libri per me, come fossi io stessa un cliente (ed effettivamente è quel che sono, quando non vendo).
Il primo libro sul quale mi è caduta una fetta di attenzione è stato Mio salmone domestico, del quale ho brevemente, ma proprio poco pochino, parlato-scritto; quel che è insomma, c’è un artico letto di qualche settimana fa. Visto che la regola è non spendere più di un tot in libri mensilmente e, puntualmente, quel tot viene superato, duplicato, triplicato alla grande, sta volta ho ben mirato le mie scelte. Poi va finire che devo risparmiare sull’acqua e iniziare a bere quella ferrosa, dal rubinetto, invece della Levissima, ohibò.
Perché Mio salmone domestico? Perché sono rimasta incuriosita dal titolo. Ebbene si, faccio parte di quella categoria di persone che Anche l’occhio vuole la sua parte. Nel mio caso come grande occhio considero il cervello, ma vabbè. La collana Contromano di Laterza, raramente mi ha delusa, mi sono proprio lanciata ad occhi chiusi (bello contraddirsi), se non dopo una sbirciatina alla pagina dell’autrice. Ma non è Emmanuela Carbé che voglio inserire in questo post, non me ne voglia, magari un altro giorno.
Dicevo, Agendine 1911-1929 non è un libretto. Cosa offre la Sellerio? mi sono chiesta quel giorno, dopo aver prenotato il primo libro. Allora, in prima pagina ci stavano un sacco di Camilleri e Malvaldi, poi Manzini e poi ancora altri Camilleri. Proseguendo ancora il catalogo continua con un sacco di roba che profuma di carta giallina, un po’ ruvida. Non sono una feticista, non mi viene altra parola, del libro in se come oggetto. Mon mi curo particolarmente del loro stato di usura, forse delle orecchie sì e pure delle macchie di sugo, quelle pure, cerco di non lasciarne sulla carta stampata. Leggo e basta quello che c’è dentro.
Ad ogni modo, sul sito scorro pagina dopo pagina tra romanzi, racconti, saggi. Ritrovo Baroncelli, Ugo Cornia, Fry Varian, Tabucchi e Sergej Dovlatov, un autore russo del quale ho preso qualcosa a Luglio.
Dopo un po’ che stavo lì a leggere titoli e autori, comprare Leonetta Cecchi Pieraccini (e mi verrebbe da aggiungere “compagna e poi moglie di Emilio Cecchi”, ma questa cosa che la figura della donna è sempre o quasi subordinata a quella dell’uomo, non so, un retrogusto insipido me lo lascia sempre). C’è da dire che LCP, oltre ad essere coniuge di Emilio Cecchi, uno dei più grandi critici letterari del novecento, fu anche una pittrice con non poco talento e, ma guarda caso, anche un’eccellente osservatrice, come Masolino D’Amico, suo nipote, scrive nelle prime paginette d’introduzione.
Ecco, ed è un diario, un’agenda composta dalle note sui quaderni che lei stessa riempie nel corso di quasi vent’anni.
Mi ha incuriosito perché, oltre alle copertine, mi incuriosiscono le persone che smettono di parlare degli altri e iniziano a scriverne. Anzi, scriverle. Se poi il tutto riguarda una bella fetta di personaggi che hanno fatto la storia della letteratura italiana ne escono fuori cose così:
20 luglio
Cena alla trattoria Mangani con Alfredo Gargiuolo, Arnaldo Cantù, Mario Tutino. Cantù, ardente sostenitore di ideali lirici, dimostra che è obbligo contentarsi della povertà se si vuol fare della vita, una poesia.
Tutino subordina la poesia alla ricchezza, e progetta allevamenti di struzzi insieme a combinazioni commerciali artistiche. Cecchi polemizza con tutti e due, mentre Gargiuolo ascolta illuminato da quel suo sorriso divertito che lo ingiovanisce. Conclusione: torneremo a cena da Mangani fra dieci anni per misurare la riuscita di ciascuno. Tutino, fedele ai suoi propositi di necessaria agiatezza, conclude: «Si vedrà chi di noi arriva in automobile».
O ancora:
9 Marzo
Spadini, Soffici, Cardarelli e Baldini giuocano a scopone. Cardarelli sta vincendo e allora dimostra che il giuoco sta soltanto nell’abilità del giuocatore: poi perde, e allora la colpa è tutta nell’avversità delle carte. Lo Spadini a sua volta sostiene ch’egli vincerebbe indubbiamente se sapesse contare; ma siccome non sa far neanche le somme è costretto a perdere.
Questa é del 30 Settembre:
Sono disturbata dalla morte del più bel pesce rosso della nostra vaschetta. Gli animali tenuti in casa assumono un’importanza di mito; e il nostro attaccamento alla loro esistenza diviene facilmente superstizione.
Sono due giorni che mi porto dietro ovunque vada Agendine. Ha iniziato ad avere gli angoli morbidi e pieni di peluchetti bianchi di cellulosa. Chissà tra cent’anni di chi si parlerà nei libri della Sellerio. Non sono scettica, mi auguro perlomeno che la loro produzione di copertine sia sciupabile non più di quella di adesso.