Quotidiario #30

Che paura questa mattina, alle tre del pomeriggio, quando sono uscita a fare la spesa. Mi ero svegliata da poco, un’altra notte insonne, ma ormai va bene così che si sono abituati tutti, pure io. Il paese era deserto, nemmeno il panificio era aperto. E c’era questo autobus blu, all’incrocio dove si fermano gli autobus, dal quale scendevano i turisti con le camice colorate e i cappellini gialli, i zainetti. Ho fatto il giro del quartiere e sono tornata indietro ed erano una quarantina, tutti colorati, qualcuno con la cartina in mano. Si guardavano attorno stupiti, loro sotto il caldo, l’afa di fine agosto a farli sudare. Il supermercato era chiuso, il panificio pure, i negozi di costumi, la gioielleria, la pizzeria, tutti chiusi. Man mano che mi avvicinavo, dovevo girare lì all’incrocio, ho visto le loro espressioni più che smarrite, tristi. Uno di loro, un signore sulla sessantina, ha chiesto alla guida perché non ci fosse nessuno in giro e la guida, in un’inglese molto italiano ha risposto Because is Sunday and Sunday is the freedom day. Il giorno della libertà? Al di là della grammatica, a pensarci a come tutti ambiscano al lavoro per poi sognare le ferie sembra quasi che lavorare sia un controsenso subordinato. Uh che parole mi vengono in mente, mi sono detta. Lavorare per essere liberi di non lavorare, non lavorare e cercare un lavoro disperatamente e cose così, che si mordono la coda a vicenda e non solo la propria.
Poi vabbè, c’era poco da fare, ho steso i panni e rimesso in ordine alcuni file per il montaggio che dovrò iniziare a fare domani. In casa abbiamo due coinquilini in più da giovedì. Non li vedo mai, se non nel momento in cui voglio andare a fare una doccia ed il bagno é sempre occupato. La lavatrice l’ho rimandata per giorni fino a che stanotte alle quattro ho portato il cesto e messo a lavare il tutto in grande velocità nonostante tutti dormissero e non ci fosse nessuno ad attendere il proprio turno per la pipì. Che bella sensazione essere in bagno e sapere di avere non solo tempo per il bagno stesso, ma anche per guardare l’oblò della lavatrice con le bolle e i vestiti che girano dentro.

Domani è l’ultimo giorno di Quotidiario, ho pensato che, dopodomani, dovrò forse abituarmi a non avere più una sveglia interna biologica, che tra le sette di sera e mezzanotte continua a suonare in sordina come a ricordarmi che anche oggi di cose ne sono accadute, é ora di annotarle.
A partire da Settembre facciamo che apro una rubrichina piccina, un po’ come faccio su Instagram da Gennaio pubblicando una foto al giorno. Solo che qui potrei metterci un illustrazione al giorno o un libro al giorno. O ancora un outfit al giorno, ma questa cosa di vestirsi e far vedere per forza il ragionamento che c’è stato dietro, mah, non mi entusiasma. Sarà che in armadio ho si e no cinque magliette e un paio di pantaloncini e vestiti da mare che uso anche per andare a lavoro. Quindi no, non funzionerebbe.
Forse va a finire, o iniziare, che non faccio nemmeno nulla, o forse si. Ci penso, va bene?

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