Quotidiario #22

Oggi mi sono svegliata con un senso di incompiuto che é una meraviglia. Tanto valeva svegliarsi vestita. Sembrava che non fossi neanche andata a letto. Un giorno lungo un giorno, una notte e una mattina.
Non mi andava nemmeno di prendere il caffè, l’ho preso lo stesso per abitudine e ho pedalato verso la libreria. C’è stato tanto di quel movimento in negozio, che la prima volta che ho guardato l’orologio era già l’una, spaccata. É passata pure una signora che ho scoperto poi, parlandoci, essere del Connecticut. Connecticut! A due passi dalla Long Island, che nostalgia. Poi il pomeriggio ho dormito un’ora, dopo aver fotografato dal terrazzo i mille mila teli colorati che Amedeo aveva stesa dal suo, di terrazzo. Erano davvero tantissimi, una decina forse, tutti con motivi geometrici, elefanti, stelle marine e cose così, sull’orientale andante. Mi sono addormentata per un’ora e mi sembrava di esserci in mezzo a tutte quelle stoffe, un viaggio praticamente.
Adesso che è sera posso dire che é stata una delle giornate più belle e tranquille della stagione, nonostante oggi io abbia coperto pure il turno della mia collega. Anzi, è iniziato tutto ieri sera, quando davanti la libreria un amico si è messo a suonare la chitarra. Si è riunita un po’ di gente oltre i soliti ragazzi della libreria, di questi soliti qui sotto ci sta Edo. Disegnare con il dito sul tablet è una di quelle cose che ho rivalutato, in positivo. Un po’ come la salsa di soia, l’aranciata mischiata alla Coca-Cola e i calzini ricuciti dopo che si è formato un buco sull’alluce.

 

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