È arrivato l’autunno, ma nessuno se n’è accorto mi sa, meglio così. Lo dico qui e poi basta, magari ci si rivede più tardi tra qualche mese, a parlarne. Due cose, quindi, che solo a pensare che non ci sarà più l’afa soffocante di luglio e l’umidità di inizio agosto mi viene da fare le capriole in aria, aria fresca finalmente, altro che scrivere stando seduta ad una scrivania sotto una lampadina da 40 watt. Prima cosa, quindi: ho iniziato un libro, giorni fa, Mio salmone domestico, si chiama, ed è stato assemblato, ehm, scritto (probabilmente da una cernita di pensieri più o meno articolati a pur sempre folli) da Emmanuela Carbè. Ora la differenza tra crescere e invecchiare mi è più chiara, ma resto comunque dell’idea che è meglio rimanere un po’ vaghi sul tema. Dire che mi piaccia quello che racconta, però, è come elogiare la caffeina nel caffè, sorvolando il suo sapore. Poi magari quando lo finisco ci scrivo altre due righe a riguardo. Come seconda cosa invece metto qui sotto quel sogno che ho fatto la notte precedente alla scorsa, quello che ho mandato a mia mamma appena sveglia, che c’era anche lei ad un certo punto. Ah, non mi ha più risposto poi, abbiamo parlato di corsi di inglese online, quando mi ha chiamata oggi, peccato.
Questa mattina mi sono svegliata con il vivido ricordo di un sogno in cui chiedevo in un negozio canadese un paio di scarpe da ginnastica e ricevevo da provare un paio di scarpe che proprio non piacevano, così ne chiedevo un altro modello e mi veniva data una forma di pane, tipo la ciabatta e io la guardavo e pensavo, ecco, perfetta la ciabatta, non proprio da ginnastica, ma sicuramente comoda. Poi, poco più tardi mi sono sognata casa mia, quella inFriuli con i genitori e la sorella dentro. Stavano restaurando casa, che già nella realtà non è piccola, nel sogno era proprio enorme, soprattutto il piano terra, con i cumuli di polvere da cantiere ovunque, il pavimento da rivestire e le pareti da imbiancare. Ho aperto una finestra a due ante, era un po’ buio e umido lì. Dava su un giardino con un vecchio muro ricoperto di edera e rose, in mezzo una porta , quasi un entrata senza porta, un arco senza arco, dava sul mare. Non avete mai visto che la vostra finestra dava sul mare? Ho chiesto a mia mamma, dopo averla fatta scendere dalla cucina. Ricordo che ha guardato stupita me, poi la finestra, poi ancora me, poi la finestra, ci si è avvicinata e senza girarsi ha sussurrato Non ho mai visto un tramonto sul mare dalla finestra di casa.
Tutto qui. Buonanotte.