Questa mattina quando mi sono svegliata come prima cosa ho annotato il sogno che avevo fatto. Si trattava di scarpe, pane e finestre che davano sul mare, c’era anche mia mamma tra tutto ciò, così appena ho finito di scrivere le ho mandato il sogno, che mi sembrava ancora vividissimo e quasi reale, via messaggio. Ho aspettato un po’, ha visualizzato, ma non mi ha risposto. Allora dopo mezz’ora l’ho chiamata e mi ha detto che l’avrebbe letto con calma dopo, che ora stavano preparando tutti il pranzo. Eppure non sono più di sette righe, ho pensato triste, che ci vorrà a leggere sette righe? Allora mi sono preparata il pranzo pure io, solo per me, come ogni giorno e alle tre sono scesa e risalita nell’altro condominio, quello di Amedeo. Ci eravamo messi d’accordo che con la nuova stoffa, acquistata giorni fa, avremmo fatto una maglietta o un top con spalline, per me. Così, per sperimentare. Mi ha preso le misure, tagliato i pezzi senza usare cartamodelli, messo in moto la macchina da cucire e dopo tre ore era uscita una cosa perfettamente a mia misura, che era una via di mezzo tra un tubino, un vestito e il girocollo alla canottiera. Una cosa che a metterci un nastro rosso sopra la vita e a farci il fiocco, sembravo un bomboniera ben riuscita. Erano le diciotto e mia mamma ancora non mi aveva richiamata.
Quotidiario #16
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Pubblicato da Simona Settembre
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