Oggi per la prima volta dopo un mese sono riuscita ad alzarmi ben alle sette e mezza. Per niente stanca, non ancora sudata dallo scirocco che di solito già alle nove inizia ad appiccicarmi al lenzuolo, mi sono svegliata già sveglia. Nulla era appannato, niente vista da mettere a fuoco, ma soprattutto niente dieci minuti di assestamento prima di alzarmi dal letto. Trac, ero subito in piedi, davanti all’armadio.
La mattinata è stata tra le più veloci della stagione.
Alle otto stavo smistando e mettendo a sedere quindici russi alle prese con una colazione a buffet nella mia pasticceria preferita. Nessuno capiva nessuno, i russi sembravano più confusi che assonnati e le ragazze al banco il contrario. Poi alla fine tutto è andato bene e uscendo dal locale mi sono chiesta come mai mi fossi spesso ritrovata a vergognarmi nel parlare una lingua straniera, in terra italiana, quando in realtà l’unica lingua a me straniera é stato l’italiano, quando sono arrivata per la prima volta a Venezia con mia mamma. Qualcosa come diciotto anni fa.
Alle dieci al bar sul lungomare mi sono fermata a prendere un caffè, mi è sembrato incredibile fosse l’orario in cui di solito, se non aprivo la libreria, probabilmente mi trovavo in piena fase rem nella mia stanza piccola e troppo affollata di cose.
Forse c’è la farò ancora a svegliarmi presto, prima di settembre. È proprio bella la luce che c’è d’estate, prima dell’afa. Non mi ricordavo ci fosse qualcosa di così nitido in una giornata di agosto.