Ho iniziato il tour de force nella lettura dei pseudo-nuovi arrivi in libreria. Mi do una settimana per testarli tutti, da Elena Ferrante a Vargas. Mi sono stufata dello snobbismo che mi sale ogni volta che guardo la classifica, facciamo che provo a farmi tollerante, mi dico, che l’acidità corrode dopo un po’. Ecco, magari lascio da parte Grey, che proprio mi interessa meno di niente.
Oggi iniziavo il turno nel tardo pomeriggio, così la mattina ho rimesso a posto l’attrezzatura per le riprese del clip di domenica e fatto la lavatrice. Poi mi sono preparata un piatto di albicocche, mi piacciono troppo, divise a metà e tolto il nocciolo potrei mangiarne chili, con le mani dal piatto. Faceva caldissimo, quasi non si respirava in terrazza e pure l’acqua fredda era calda dal rubinetto. Ho fatto una delle docce più fastidiose della stagione. Alle cinque qualcuno ha bussato alla porta della mia stanza, stavo sonnecchiando, mi sono alzata di scatto e ho aperto senza badare al fatto che ero in costume e pantaloncini del pigiama e con le righe del cuscino lungo la guancia. B., un amico che spesso mi ritrovo a casa, era di fronte a me e mi tendeva una custodia per occhiali da sole. Hai dimenticato questi, deve avermi detto. Non penso, ho risposto, ma continuava a porgermi la scatoletta nera, così l’ho presa e aperta. Non me lo sarei mai aspettata, ma non c’erano occhiali in quella custodia, bensì un componente essenziale che mi sarebbe stato utilissimo nelle prossime riprese.
Ecco, io un giorno vorrei arrivare a fare una cosa del genere, che senza spiegazioni mi presento a casa di una persona e le porto qualcosa che so di per certo le potrà essere utile almeno quanto una cintura per dei pantaloni, che senza cadrebbero.
COSE OVUNQUE // 