Faccende private

Non capisco come mai, ogni anno che passa, ogni volta che arriva il momento di rifare le valige è sempre più caotico riunire il tutto, dentro quel mezzo metro quadrato che è uno scatolone. Ma anche fuori, tutti da salutare, le finestre da bloccare in camera, i cassetti da riordinare, uscire per rivedere ancora persone che chissà perchè, solo aperitivi sanno bere, con me, i giorni prima della partenza.
Dovrebbe essere il contrario, mi ripeto qui, per la sesta stagione di trasloco sull’isola. Dovrei essere già abituata, anzi abituatissima. Ma mi perdo e rimando tutto all’ultimo giorno. Eppure lo so che serviranno le solite cose, i soliti asciugamani, i quaderni e le matite colorate, gli occhiali di riserva, la maschera e il boccaglio. Quasi partissi per una vacanza, quando invece me ne vado a lavorare. Che poi è come andare in vacanza, andare a lavorare da maggio a ottobre.
Diamine, sarò io, ma se c’è una cosa della quale sono convinta è che preferisco il mio lavoro a qualsiasi aperitivo delle otto dell’ultimo giorno prima del trasloco.

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