Quando sento tutti quei sintomi fastidiosi dell’influenza, di cui gli strani crampi alle falangine delle mani e i giramenti di testa, mi viene voglia di chiedere farmaci in giro per casa, a tutti i coinquilini, pur di non mettermi il cappotto sul pigiama, allacciarmi le scarpe, prendere le chiavi, scendere le scale, girare l’angolo per entrare in farmacia, chiedere qualcosa. Che non so nemmeno cosa voglio, quando sto male.
Chiedo a Daniela, mi consiglia due limoni e del zenzero grattugiato, ma dove lo prendo lo zenzero il martedì dopo pranzo?
Busso alla porta di Giuseppe e non c’è. C’è sua sorella però, ma non l’ho ancora conosciuta.
Davide mi offre una compressa, di quelle solubili, da sciogliere in un bicchiere di acqua, non calda per fortuna.
Sto meglio.
Poi suona il telefono. Rispondo.
– Ciao! Come stai?
– Mi fanno male i polpastelli.
– Ah. Non è che faresti un salto giù in farmacia, che ho di nuovo la schiena a pezzi, proprio non ce la faccio.
Prendo le chiavi, metto le scarpe. Esco.