Ascoltare le colonne

Oggi che era una bella giornata di sole ero proprio contenta che fosse Dicembre. Ho pensato non sarebbe stato male avere anche un Gennaio così, tutto di sole, e pure un Febbraio. Che poi Marzo fa da se e si arrangia.
Era una bella giornata, dicevo fin da mezzogiorno, quando mi sono alzata. Ho controllato se i panni stesi in sala fossero asciutti e non erano asciutti, ma in frigo c’era ancora un vasto assortimento di fette di torte avanzate ieri dalla presentazione del libro, nella libreria. Quando sono entrata a salutare i proprietari, sembrava avessero già preparato una borsa con tanto di bottiglia di coca cola. In frigo comunque occupano tutta una mensola, le fette, tanto che non c’è spazio ne per il sacchetto di carote ne per quello di cipolle.
In camera ho controllato che il pc stesse scaricando quell’album di Nils Frahm che a me piace tanto, ma proprio non ne voleva sapere di salvarsi. Si bloccava al 71 percento e niente. L’ho messo in streaming e ho pensato che non serve a nulla un mp3, di questi tempi. Tanto c’è internet, tanto c’abbiamo i giggabbait.

Avevo anche un appuntamento a San Pietro con un ragazzo scozzese che ho conosciuto scendendo a Roma, due settimane fa. Lui voleva vedere la Cappella Sistina, io, erano almeno cinque anni che non vedevo nemmeno le mura del Vaticano. Quindi dopo un’ora di fila in cui mi ha raccontato del suo viaggio attorno al mondo, ma l’Australia no, quella non gli piaceva e non ci pensava nemmeno a metterci piede, ecco dopo quell’ora a me è sembrato di conoscere proprio bene il colonnato in travertino con le sue duecentottantaquattro colonne doriche e un’ottantina di pilastri. Mi è parso proprio di aver sottovalutato il pensiero avuto qualche giorno fa di fronte a tutto questo marmo. Ad un certo punto guardavo lui, il ragazzo scozzese, e ascoltavo le colonne.
Dentro i Musei Vaticani ci siamo perfino persi. Lui voleva vedere la Cappella Sistina, io mi ero fermata davanti ad un Chagall e un’altro che aveva cercato di imitare Klee, ma mica era bravo come Klee, e sinceramente non so proprio che ci faccia ai Musei Vaticani uno che fa le cose come un altro.
Poi uno di quei uomini-guardie vestiti a puntino e piazzati negli angoli di ogni sala, mi ha preso in giro sul mio accento nordico quando gli ho chiesto se stavano chiudendo. Ha continuato a ridacchiare per un po’ alla fine mi sono stufata e me ne sono andata con lui che diceva che l’arte moderna no, non l’avevano di certo inventata per lui.

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