Mi è balenato per la testa che potrei anche iniziare ad impacchettare negli scatoloni, che la stanza si sta affollando di cose che accumulo su sedie e scrivania, tirando tutto fuori dagli armadi. Con i vestiti sono emersi pure libri e quaderni del mio periodo romano a inizio 2014.
Uno di questi me lo porto dietro da un paio di giorni ovunque vada, pure a pescare di notte. Mi piace il peso in più nello zaino oltre l’impermeabile e la sciarpa.
Insomma questo libro è il non-libro per eccellenza. Queneau, Raymond Queneau, libero sfogo alla pronuncia.
[A me piace dire Quenò, a qualcuno Chenòu, non pratico francese e mi assumo tutti i (sic) che voglio.]
Questo ometto dallo sguardo furbo e gli occhiali tondi (squadrati poi in vecchiaia), parla sempre della stessa cosa nel suo “Esercizi di stile”, ma CHE COSA!
Queneau parte con qualche riga iniziale in cui descrive un evento banalissimo: l’ora di punta sulla linea S.
“Sulla S in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint Lazare. È con un amico che gli dice: ‘Dovresti far mettere un
bottone in più al soprabito’. Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché”.
Niente di più, tutta qui la materia prima: parole. Poi via ad eseguire acrobazie: cuoce, frigge e bolle la stessa scena in 98 salse diverse.
Esplora il linguaggio in un modo sempre diverso, per esempio in veste di comunicato stampa, come testo volgare (ma volgare davvero eh), telegrafico. Usa ellenismi, versi liberi, un linguaggio femminile piuttosto che zoologico e si azzarda pure ad intitolare uno di questi 98 spaccati Italianismes (tradotto immancabilmente in Francesismi).
Qui sotto allego un sincopi, che m’ha fatto sorridere, mentre cercavo di farmi luce con l’ultimo quattro percento sugli scogli, la scorsa notte.
“Ungrno vrso mzogiorno sopra lpaiattformapstriore duntobus delalina S vdin gíovn dalcoltrplngo cheportva uncpelloircndtda unacrdcella intrcc. Eglsto appstro’ fiV isuvicno prtndendochcotui fcvappsta a pstrglipdi agni frmt. Porpdmente eglbndono’ ladscsione pergttrsi sdin pstlbro. Lrivdqulche orpitrdi dvantilastzione Sntlzre igrn conversazne cncmpgno chísuggrva dfrisalre upco ibottne desusprbto.”