La sveglia suona ma non la sento. Poi vibra il telefono, 4.45, chiamata in arrivo, scendo tra un quarto d’ora.
Mi sveglio del tutto senza grandi sforzi, infilo i jeans da distesa e mi alzo sorprendendomi del mio stesso equilibrio più calibrato di certe levatacce alle otto di mattina, dopo essere tornata a casa alle tre. Mah, strani bioritmi del corpo.
Fuori è ancora buio quando scendo con la borsa in spalla e una pesca troppo matura in mano, dannazione, si spappolerà in motorino.
Mi sta già aspettando. Indossa la tuta rossa, quella stagna, famosa per essere rimasta tale anche qualche settimana fa sotto il temporale, in motorino, verso la parte opposta dell’isola.
Nel parcheggio i resti del venerdì sera si fanno riconoscere. Urlano o biascicano parole, si insultano, qualcuno dorme nell’aiuola, altri cercano un bar aperto per un cappuccio e cornetto.
Ma a noi che ci importa, stiamo partendo per la Corsica, anche se una volta arrivati a Marciana Marina io mi fermerò lì, mentre Amedeo salperà sulla barchetta a vela lunga a melapena quattro volte me. Poi accadrà che lunedì tornerò a prenderlo e niente, il lavoro da skipper prevede anche accompagnatori morali a volte.
Io in Corsica non ci posso andare, la libreria mi tiene incollata alle acque toscane ancora per un po’, ma accompagnare qualcuno al punto più a nord dell’isola, prima che il sole sorga, chissà quando mi ricapita.
Mentre curviamo alternando banchi d’aria calda a quelli freddi raggiungiamo il cuore dell’isola, che esattamente non so come si chiama, ma ogni volta che passo su questa strada l’odore di rosmarino si fa più intenso e me lo sento che siamo nel baricentro di questo scoglio. Allora mi sento proprio coccolata da tutto quel verde, sapendo che dopo mi aspetta il blu.