A verder come la gente si saluta
mi viene un dubbio: sulla faccia della terra
d’esserci solo io bugiardo
[Zavattini]
Ed è proprio così. Ci lamentiamo del troppo finto-interesse italiano, non appena oltrepassata la fase sconosciuti, poi finiamo dall’altra parte del mondo e capiamo che c’è di peggio.
Intanto
che gusto c’è nel ricevere quella manciata di Benegrazie, tutto attaccato, quotidiano?
Perché non che mangi sta sera?
Io davvero sarei più interessata rubare qualche idea per cena,
piuttosto che continuare a sbattere la testa contro status sociali tutti uguali.
Dicevo,
qui invece non si supera nemmeno la soglia in certi casi. Nei negozi, per esempio. Basta entrarci per sentirsi chiedere
(Hi) how are you?
All’inizio (come ogni Europeo che giunge qui pensando di sfruttare il traduttore parola-per-parola) non capivo il perché di tanto interesse, nonostante mi vedessero comprare il latte ogni giorno.
Così mi selezionavo le risposte qualche minuto prima di parcheggiare la macchina davanti al supermercato.
Fine era diventato scontato dalla terza volta.
Pretty good mi faceva sentire mediocre, ma andava bene di venerdì, a fine settimana lavorativa.
Not bad lo usavo quando ero di buon umore, giusto per non vantarmene.
A volte perfino rivoltavo la domanda.
Poi, una domenica mattina stavo finendo la mia porzione di pancakes in un locale sulla ventitreesima e qualcuno mi spiegò che nessun Americano si aspetta una vera e propria risposta. Davvero, bastava il fine scontato.
Piuttosto è importantissimo rispedire la stessa domanda al mittente, per non dimostrarsi
come dire, strafottenti.
E la cosa si ferma lì, con un punto di domanda.
Perchè lo fanno? Chi gliel’ha insegnato?
Non si sa, ma sembra sia buona educazione interessarsi al nulla altrui.
Io ci sono un po’ rimasta male, quella domenica.
Sono uscita da quel posto così carino, con le tovaglie a quadri bianchi e rossi, senza nemmeno finire la mia colazione.
Ci ero entrata nemmeno dieci minuti prima e alla domanda how are you avevo risposto Starving.