Pensavo,
sono proprio indietro.
Io e la poca voglia di accettare i posti fermi,
le patate arrosto in salsa agrodolce,
i Thè tiepidi.
Non capisco
se è il caso di provare a stare ferma con chi ha poca voglia di camminare o di inseguire chi ne ha troppa.
L’America è comoda,
-almeno questa parte ha gli angoli smussati e soffia la brezza dall’Altlantico-
così lucida e pacchiana,
quasi fosse una scenografia troppo bella per uno spettacolo mal recitato.
Ed ecco che il lavoro lo trovano quasi tutti, mica la crisi si sente,
c’è da mettere in piedi lo show,
ci sono alberi, cespugli, castelli da ricoprire di cartapesta e dipingere.
Le tende di velluto da lavare e buttare in asciugatrice.
Cerare il pavimento.
Qualcuno capisce cosa intendo?
Mancano otto mesi e potrò finalmente decidere dove e se spostarmi, ancora.
Che poi,
chissà perché a uscire dai paletti delle abitudini si diventa così critici e acidini?
Ed indietro lo sono davvero. Di ben sei ore.