Il treno al mattino che porta a New York non è mai stato così lento. Puntualissimo, ma lento.
Avevo dimenticato tutto. Libro, occhiali, soldi, documenti. Se mi fermavano ero nessuno.
Anche se non mi fermavano, in realtà. Tra la folla della qurantasettesima o della cinquantesima ero comunque chiunque. Che è peggio di nessuno.
New York mi ha odiata per averle dato il Buongiorno in italiano.
Poi le cose si sono arrotolate su se stesse, hanno preso un forma color ocra e blu e gialla, soprattutto una forma gialla.
E abbiamo camminato ovunque, io e altri due piedi finalmente italiani.
È capitato che a volevo tornare in Italia a mezzogiorno. Cose che se non lo fai subito stai male.
La sera invece, al ritorno verso casa ci avevo già ripensato. Cose che è meglio non ripensarci più.
Ora io lo so, sono i treni che fanno cambiare idea. I treni o i colori.
Ma parliamo dei treni.
Basta sedersi non al solito posto, sbadigliare,
cambiare punto di vista,
iniziare a scarabocchiare il volto del vicino di fronte su un block notes
ed ecco,
domani pizza all together, con sconosciuti che sconosciuti non sono più.
Ora perdonami grande mela, accetto tutto. Davvero, anche il caffè acquatico, ma ti prego,
ti prego in inglese
se preferisci,
ma non farmi perdere più.
Non serve che tu mi nasconda,
da chi poi? Lasciami pure in vista.
Tanto
in Italia ancora, ancora non ci torno.